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Da tempo giacevo adagiato
sul fondo del mare,
mi ero arenato sulle ancore,
circondato dalla loro ruggine,
nel buio assoluto.
- Sono pericolose, le ancore,
ti tengono immobile,
ingannevolmente al sicuro.
Sopiscono i sensi,
mentre intorno tutto scorre e muta. -
Fu un improvviso maremoto o forse un’eruzione
a liberarmi dalle catene ossidate.
Fendei la superficie marina come un delfino gioioso,
disegnando nel cielo un lucente arco d’argento.
La luce che trovai non era più quella d’un tempo,
aleggiava sulle acque un odore di zolfo.
Il sole implacabile bucava una densa foschia.
Intorno cadaveri, solo cadaveri, di ogni specie.
La luce era abbagliante, radiosa,
radioattiva...
Sarò presto un cadavere anch’io.